La famiglia e i fratelli

Sommario

La nascita di un figlio, come risaputo, è una delle più entusiasmanti esperienze umane, associata, generalmente, al sentimento di felicità e carica di attese. Lo stesso felice evento può assumere tutt’altro significato quando a nascere è un figlio, purtroppo, non sano. Sentimenti di stress, si mischiano a sentimenti di rabbia, frustrazione, inadeguatezza; la modalità con cui l’intera famiglia e soprattutto i genitori rispondono a questa situazione, alla diagnosi di cardiopatia congenita, alle ripetute ospedalizzazioni, ai possibili interventi chirurgici, può avere effetti a breve e lungo-termine sul figlio malato.
L’intera famiglia è chiamata a far fronte comune contro la condizione cardiaca; il supporto familiare è ciò che più di qualsiasi altro fattore determina la differenza tra l’adattamento e il non adattamento alla malattia. La cardiopatia congenita non compromette solo la vita quotidiana dei pazienti, ma naturalmente anche quella di tutti i membri della famiglia, compresi fratelli e sorelle che sentono la responsabilità di prendersi cura del familiare malato e di sopperire al meglio alle sue limitazioni; tutto ciò, però, contribuisce ad alimentare il senso di diversità e di controllo avvertito da chi è affetto in prima persona dalla malattia. Trovare una modalità equilibrata e adeguata di relazionarsi ai propri figli, non sfociando né nell’iperprotezionismo né nella negazione totale della malattia, risulta di fondamentale importanza e influenza notevolmente la rappresentazione che i figli hanno di se stessi e della loro malattia.
I genitori devono essere resi consapevoli che i loro figli possono condurre le normali attività di vita, compatibilmente con la condizione cardiaca, che non è necessario limitare le loro attività di esplorazione dell’ambiente in cui vivono, piuttosto è necessario incoraggiare la loro partecipazione alle attività che svolgono quotidianamente i loro coetanei, importanti occasioni di socializzazione e soprattutto per ricevere conferme circa le proprie competenze, ed educarli nella gestione della loro malattia.
Inoltre, i genitori di figli con cardiopatia congenita sono chiamati a ritagliare spazi e tempi adeguati da dedicare agli altri figli, spesso membri “dimenticati” della famiglia. Quando in una famiglia un membro è malato, è facile che l’intera organizzazione familiare ruoti intorno ad esso, ignorando spesso esigenze e bisogni degli altri componenti. Ciò può essere deleterio, quando a essere non percepiti sono i bisogni dei fratelli, soprattutto se piccoli, che potrebbero sentirsi trascurati senza comprenderne il motivo, responsabili per quanto accade al fratello malato e spaventati da una malattia della quale si ignorano le cause.
I fratelli di un soggetto con cardiopatia congenita, devono essere coinvolti nella giusta misura nella cura, evitando eccessive responsabilizzazioni, e pertanto i genitori devono accogliere i loro dubbi, paure ed esigenze, e comunicare circa la malattia, facendo sentire costantemente la loro amorevole presenza, malgrado le numerose difficoltà che è necessario affrontare e i possibili periodi di lontananza da casa per le frequenti ospedalizzazioni.

Per approfondire l’argomento

www.corience.org

Davis C. C., Brown R. T., Bakeman R., & Campbell R. (1998). Psychological adaptation and adjustment of mothers of children with congenital heart disease: stress, coping, and family functioning. J Pediatr Psychol, 23(4), 219-228.

Gantt L. (2002). As normal a life as possible: mothers and their daughters with congenital heart disease. Health Care Women Int, 23(5), 481-491.

Goldbeck L., & Melches J. (2005). Quality of life in families of children with congenital heart disease. Qual Life Res, 14(8), 1915-1924.

Tak Y. R., & McCubbin M. (2002). Family stress, perceived social support and coping following the diagnosis of a child’s congenital heart disease. J Adv Nurs, 39(2), 190-198.

Uzark K., & Jones K. (2003). Parenting stress and children with heart disease. J Pediatr Health Care, 17(4), 163-168.
[Torna Su]