La mia storia

Che possa essere d’aiuto a chi sembra non avere speranze.
La vita, “è” una cosa che non è facile definire; quando però si uniscono più vite insieme, nascono, crescono e si formano storie che se raccontate e fatte conoscere possono cambiare e far crescere in ognuno di noi, grandi cose, grandi obiettivi, grandi scopi.
Io posso dirlo, perché la mia è stata (anche quella degli altri che mi hanno visto crescere) fino ad ora un insieme di cose cosi belle ma allo stesso tempo cosi brutte, che altrimenti non sarebbe stata la “MIA STORIA”, ma la “vita” di un altro.

Sono nato il 06/11/1960, ad Altarello, una piccola frazione di Riposto in provincia di Catania, secondogenito di una coppia di contadini.

Dopo circa un anno di vita, i miei genitori vengono a conoscenza che il mio cuore non era proprio a posto. I medici mi diagnosticano una malformazione cardiaca, cosiddetta TETRALOGIA DI FALLOT, (oggi tale malformazione viene corretta alla nascita).

Crescere era per me e per i miei genitori una sofferenza continua, sia per il fatto che avevo bisogno di più attenzione nei confronti delle mie due sorelle, sia perché tutto ciò che facevo era accompagnato da piccole difficoltà che incontravo quando stavo insieme agli altri bambini.

Questo fatto faceva si che i miei genitori dovevano lavorare duro per portare avanti l’intera famiglia, avendo insieme la difficoltà di farmi crescere senza disagi.

In Sicilia negli anni sessanta e settanta, non esistevano dei centri di cardiochirurgia, capaci di correggere la mia malformazione congenita. Dopo tante peripezie i medici siciliani ci indirizzano presso l’ospedale Le Molinette di Torino nel reparto universitario di Cardiochirurgia a Blaloc diretto in quel periodo dal Prof. F. Morino. Ci siamo recati a Torino per ben tre volte. (Dimenticavo di scrivere che a quel tempo frequentavo le scuole elementari.)

Chiaramente le mie condizioni fisiche non mi permettevano di fare tutte le cose che facevano normalmente i miei compagni. Infatti, quando gli altri bambini giocavano a pallone, io dovevo stare in disparte, magari a giocare con le femminucce. Tuttavia dentro di me cresceva il desiderio e la voglia di poter correre e giocare come tutti.

Più tempo passava e più mi convincevo che un giorno avrei corso, passeggiato in bici, giocato al Far West, ecc., tutti questi desideri la notte si trasformavano in sogni. Fortunatamente a rafforzare questa mia convinzione, mi aiutava un ragazzo della mia età che mi stava sempre vicino, M. M.. Avendo compiuto l’età e raggiunto le condizioni fisiche per poter subire l’intervento, i miei genitori non avendo grandi possibilità economiche dovettero chiedere a tutti dei prestiti, chiaramente i miei parenti non stavano economicamente meglio della mia famiglia, e chi stava nelle condizioni migliori ha negato a mio padre un prestito.

Siamo stati costretti nostro malgrado a chiedere aiuto alla benevolenza di tutti. Io e mia mamma, facendoci autorizzare dal Comune, abbiamo cominciato a chiedere un piccolo aiuto economico passando di porta in porta nel paese di Altarello.

La gente contrariamente a quanto si possa pensare, conoscendo e ascoltando la mia storia, contribuiva con piccole somme di denaro. Partiti per Torino il 16/10/1970, si cominciarono a fare preparativi clinici e fisici per l’intervento. Io ero contento, perché già pensavo a quando sarei guarito. Non era molto semplice, infatti i dottori ci spiegarono che la possibilità di riuscita di tutto l’intervento era del 3%, quindi a questo punto i miei genitori cominciarono a pensare seriamente che non erano disposti a rischiare così tanto.

Grazie però all’apertura informativa dei dottori del nord, io potei rendermi conto di quale era la mia condizione. Alla fine fui io a decidere per i miei genitori, dissi che sarei tornato a casa, operato, con la possibilità di diventare come tutti gli altri, o in una bara.

Per finire, posso dire che il mio credo profondo in un sogno, in una convinzione di vita migliore ha fatto si che oggi ho la fortuna rispetto a qualche altro di poter raccontare la mia storia. Al ritorno nel mio paese sono stato accolto come un caso eclatante di vittoria in un qualcosa che a volte diventa difficile pensare solo di riuscirci.

Tutti conoscono ad Altarello la storia del bambino ammalato di cuore che è tornato sano e vivace come il suo amico M. M.. Sono cresciuto come tutti gli altri miei compagni, ho realizzato tutti i miei sogni di bambino e tra questi anche quello di giocare a BaseBall per diversi anni.

Adesso sono felicemente sposato con una donna meravigliosa che ha avuto il coraggio di dividere la sua vita con un Cardiopatico Congenito. Forse avrò anche la più grande fortuna possibile, quella che un giorno potranno conoscere la mia storia anche i miei nipoti, perché sono padre di una ragazza anzi una donna di 23 anni e di un bambino di 11.

A oggi Agosto del 2009 ho subito 3 interventi chirurgici al cuore di cui 2 nel 1970 (a Torino) e 1 nel 2004 (ad opera del Prof. A. Frigiola e tutta l’Equipe del reparto di Cardiochirurgia del Policlinico di San Donato Milanese) e tanti altri di altro genere che ho sempre affrontato con lo stesso spirito e forza di convinzione di subirli e superarli.

Mi auguro che la “MIA STORIA” possa essere da esempio nel far capire che la forza di volontà nel realizzare i propri “Sogni” è tutto per superare ogni tipo di avversità, bisogna sognare… sognare…crederci… crederci…e poi ….( decidete voi il resto).

Faccio pubblicare questo mio scritto con tanto affetto verso tutti coloro che mi sono e saranno vicino sotto ogni forma.

Leo Anzalone